L’ultimo Patriarca tra morte e palingenesi
Festil propone Angelo Floramo in piazza Venerio
Superba lettura di Somaglino
L’immensa voce di Massimo Somaglino e la potente coscienza etica di Angelo Floramo hanno illuminato la notte udinese con il soliloquio dell’ultimo Patriarca che nell’immediata vigilia dell’ingresso delle truppe veneziane in Friuli, rivede le miserie dello stato ma ne intuisce anche la rinascita.
Scritto da Angelo Floramo nel tempo della chiusura, e con evidenti riferimenti alla pandemia, l’opera possiede una potenza espressiva monumentale, scandagliando ogni piega della vicenda narrata.
Ci sono i criminali di guerra, i traditori che per la ragion di stato compiono il misfatto,ma ci sono tra le origini di una caduta-fa dire Floramo al Patriarca-sempre i presupposti di una decadenza morale, che comincia da coloro che non vogliono imparare, perche’ costa fatica, che continua in coloro che vogliono fare solo mercimonio di cose,corpi, anime , che prosegue nello spirito di coloro che si sentono superiori, forse di una supremazia intellettuale , che fa si che guardino dall’altro gli accadimenti. E poi ci sono anche coloro che erigono barriere di diffidenza,cuore inaccessibile , razza eletta.
Il Patriarcato cade nel 1420, dopo una lunga e gloriosa storia perche’ la mano dei saccheggiatori è violenta, ma i presupposti sono nel degrado sociale e culturale.
Tuttavia la palingenesi ci porterà alla Pasqua di Resurrezione, il domani ci consegna speranza, forse laica, forse religiosa, e di piu’ certezza che oltre il venerdi della morte, dalle ceneri rinasce la civiltà e la storia continua il suo flusso inarrestabile.
La piazza Venerio, scenario della lettura del capolavoro di Floramo tace sommessa nei pensieri che l’intellettuale sollecita.
La serata è maestosa anche grazie al lavoro dietro alle scene di Tinaos, (Tommaso Tuzzoli, Teresa Terranova, solo per fare due nomi) .
Festil inanella un altro momento altamente suggestivo dell’estate udinese
Vito Sutto
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